Calice e gli artisti


Nel 1960 circa, il nostro paese fu scelto come dimora dall’artista Emilio Scanavino (i suoi genitori erano calicesi), comprò una vecchia casa nel quartiere di Eze,  la ristrutturò, realizzandovi anche uno studio e un laboratorio per la ceramica.

Nel 1964 lo seguì anche Carlo Nangeroni, anche lui acquistò una casa nel nostro paese. Successivamente altri artisti  lo seguirono e, per oltre un ventennio Calice fu una vera colonia di artisti italiani e stranieri, galleristi, critici d’arte e giornalisti del settore. La maggior parte vi soggiornava nei mesi estivi, altri vi rimanevano per tutto l’anno.



A Calice nel 1960 c’erano: l’albergo Viola, la sala da ballo, il cinematografo, le case Popolari e le scuole elementari in costruzione.

 

Noi bambini, specialmente nel periodo estivo, eravamo quasi sempre fuori casa: chi nel fiume, chi giocava alla guerra nei boschi vicini, ma la maggior parte si riversava nelle due Piazze e nelle strade, anche perché non c’era nessun pericolo di autoveicoli, erano veramente pochi quelli che transitavano.

Alcuni  Calicesi si dedicavano  al lavoro dei campi, coltivavano frutta e verdura, di cui una parte  veniva inviata nei mercati Milanesi, altri erano allevatori di bestiame, infatti, fino al 1969  era in attività una latteria dove era disponibile il prodotto della zona. Un’altra parte, invece, lavorava a Finale presso la Piaggio oppure era  impegnata nelle imprese edili della zona. Si spostavano in bicicletta, pochi erano i fortunati che possedevano un ciclomotore. 

Alla domenica ci mettevamo tutti il vestito della “festa”,  al mattino si andava alla Messa. Al termine, in piazza Massa, gli adulti  giocavano  a tombola, noi bambini ci rincorrevamo,  giocavamo a nascondino, ma eravamo un po’ impacciati perché se ci sporcavamo o rovinavamo le scarpe, erano guai.

I bar, non era ancora usanza farci colazione, si faceva a casa,  erano frequentati particolarmente  alla sera,  anche perché era l’unico posto dove era installata  la televisione, anche noi ragazzini lo frequentavamo per seguire il mitico CAROSELLO. Uno dei primi avvenimenti seguiti in TV sono state le olimpiadi di Roma nel 1960.

 

Nel pomeriggio dei giorni festivi, noi ragazzini potevamo andare al cinema, situato in piazza Massa, oppure vedere la  TV dei ragazzi. La maggior parte degli adulti e anziani  si ritrovavano al bar e dialogavano fra di loro, oppure giocavano a carte,  ascoltavano le partite di calcio alla radio e aspettavano le ore 22 per vedere la Domenica sportiva in TV. Le donne raramente frequentavano il bar, si fermavano sulle panchine a chiacchierare fra di loro.

La  maggior parte dei Calicesi era ancora quella che si metteva il vestito della domenica per recarsi anche solo fino a Finale e i bambini pensavano che lì era sempre un giorno festivo. Non pagavano niente a rate, se non ne avevano la disponibilità non acquistavano, tanto meno cose superflue. Il conto nei negozi di alimentari veniva saldato a fine mese quando si ritirava lo stipendio. Insomma, persone tranquille, attaccate alle proprie tradizioni, orgogliosi delle proprie radici, ma certamente non nascondevano i propri limiti.

I numerosi artisti che soggiornavano a Calice erano invece persone libere, esuberanti,  vulcanici, intraprendenti. Passavano molto tempo confrontandosi fra di loro al bar a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana, per le vie e le piazze del paese oppure giocando a bocce, non  mancavano le sfide al biliardo che duravano fino a notte fonda.

In poco tempo realizzarono 3 gallerie dove esponevano le loro opere, erano molti i visitatori perché oltre agli artisti del posto non mancavano quelli provenienti dai paesi vicini, in particolare da Albisola. Sovente organizzavano feste con cene, banchetti, musica e balli che duravano fino all’alba.

Un giorno in fondo Piazza Cesio venne fatta portare una quantità enorme di sabbia, in molti ci domandammo a cosa potesse servire e a chi. La sorpresa alcuni giorni dopo, gli artisti realizzarono una grande pista per cimentarsi in sfide con le biglie fra di loro. Non prima però di aver fatto giocare i loro figli e i bambini Calicesi.

Da queste righe si può notare la diversità tra le due mentalità, completamente opposte e diverse, capace di coesistere nella vita quotidiana, ma si può capire la difficoltà di dialogo con le istituzioni locali su determinati argomenti.

Son passati oltre 40 anni da questi miei bei ricordi, penso che anche i Pittori, come erano sopranominati a Calice, conservino anche loro un buon ricordo di quei momenti passati nel nostro paese. Infatti, quando mi incontro con qualcuno di loro è un piacere per entrambi ricordare qualche avvenimento passato insieme.   



Articolo tratto da: Calice Ligure - http://www.caliceligure.org/public/
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