NICOLO’ MASSA
Musicista
Nicolò Massa, figlio di Bartolomeo e di Bellenda Felicina, nato a Calice il 26 ottobre 1854.
Il giovane Massa fu avviato agli studi classici, ma in seguito decise di non seguire le orme paterne, ma di assecondare la vocazione musicale che si era già palesata con la creazione di alcune pagine pianistiche.
Nel 1875 Massa superò brillantemente l’esame di ammissione al Conservatorio di Milano, entrando nella classe di composizione di A. Bazzini e divenendone uno degli allievi prediletti.
Molti anni dopo, nel 1889, l’anziano maestro gli avrebbe rilasciato un attestato in cui leggiamo che Massa “si distinse costantemente come uno dei giovani più intelligenti e meglio dotati nella difficile arte del comporre che abbiano frequentato il nostro istituto”.
Conclusi gli studi, per circa un decennio, Massa partecipò attivamente alla vita musicale e culturale del capoluogo lombardo, inserendosi attivamente in quel cenacolo di artisti, musicisti e letterati che operavano per il rinnovamento del modello melodrammatico italiano, sotto l’influsso determinante della musica di Wagner.
Per guadagnarsi da vivere Massa lavorò a lungo per le case editrici Lucca e Ricordi.
L’11 febbraio 1882, al Teatro Municipale di Reggio Emilia, andò in scena la sua prima opera, Il Conte di Chatillon, melodramma in quattro atti su libretto di R. Paravicini, che ottenne un ottimo successo di pubblico.
Nel 1884, anche per interessamento dell’amico M. Sala, Massa si legò in esclusiva alla casa Ricordi per la rappresentazione della sua seconda opera, Salambò, dramma lirico in quattro atti.
Nel 1888 Massa sposò la figlia del maestro G. Bossola, suo convinto sostenitore, e si stabilì definitivamente a Genova.
Mentre si facevano insistenti le voci di una sua nomina a professore d’alta composizione del Conservatorio di Milano, al posto di A. Catalani deceduto nell’agosto del 1893, Massa fu dapprima colpito da una grave disgrazia, la morte del figlioletto, quindi si ammalò di polmonite e morì il 24 gennaio 1894.
In data 31 gennaio Giuseppe Verdi scrisse una lettera alla famiglia in cui, deplorando la scomparsa del giovane maestro, dichiarava: “io lo vedevo rare volte, ma sempre con il più grande piacere perché apprezzavo i suoi modi gentili ed ammiravo il suo valore nell’arte”.
Le notizie e la foto gentilmente concesse da Flavio Menardi Noguera
|