Giuseppe Cesio
DOTT. GIUSEPPE CESIO
(1817 – 1865)
Calice gli diede i natali: lo vide nascere nel bel palazzo che domina tutt’ora la piazza più grande del paese, a lui dedicata.
Altare fu la sua seconda patria: la località valbormidese seppe offrirgli la possibilità di accarezzare e coltivare i suoi ideali più cari, tramandandolo alla storia.
Nacque in una famiglia benestante, la quale, per parecchie generazioni svolse un ruolo di primo piano nella vita amministrativa e sociale di Calice, vantando tra i suoi membri anche parecchi sacerdoti. Purtroppo questa famiglia si estinse proprio con il Dott. Giuseppe Cesio in quanto, sia lui che il cugino Avv. Giovanni Cesio, lasciarono discendenti unicamente in linea femminile. Tuttavia il nome Cesio non cadde nell’oblio, anzi rimase sempre vivo e si perpetuò sino ai giorni nostri, proprio attraverso l’operato del Dott. Giuseppe. Egli si pose come splendido esempio di umanità, dedizione, fede politica, in particolare, il suo spirito di pioniere e di antesignano nel campo della cooperazione sociale.
Nicolò Maria Giuseppe Cesio (così si legge nell’atto di battesimo) nacque in Calice il 14 febbraio 1817 da Filippo e da Berta Angela; ebbe 5 sorelle e 2 fratelli, deceduti, questi ultimi, rispettivamente a 5 e a 26 anni. Nel 1834 si iscrisse alla Regia Università di Genova dove si laureò in medicina; a 27 anni si sposò con Cirio Maddalena, dalla quale ebbe 3 figlie: Elisa, Angela ed Esilda. La primogenita morì a 25 anni nel dare alla luce la sua bimba, le altre due figlie emigrarono in Argentina dopo il matrimonio.
Nacque in una famiglia agiata, che godeva di notevoli possibilità economiche e disponeva di una buona quantità di beni mobili, immobili e rendite di vario tipo. Il patrimonio si incrementò ulteriormente per l’eredità lasciata dal Rev. Pasquale Siccardi, zio della madre del Dott. Giuseppe. Tutto questo è attestato da documenti d’archivio. Una deliberazione del Consiglio Comunale di Calice, datata 13 gennaio 1831 e riguardante la proposta dell’elezione del Sindaco, certifica che Cesio Filippo, padre del Dottore, disponeva di un patrimonio veramente cospicuo ammontante a Lire 150.000; gli altri 5 candidati non superavano le Lire 20.000.
La famiglia Cesio svolse anche una funzione importante nell’ambito della vita pubblica ed amministrativa del paese. Il padre del Dottore fu Consigliere, Vice Sindaco e Sindaco dal 1831 al 1836. Anche il Dott. Giuseppe ricoprì la carica di Sindaco, per 3 anni e mezzo, dal luglio 1844 al dicembre 1847.
Nel 1853 il Dott. Giuseppe Cesio fece eseguire, a sue spese, uno studio ed una perizia per la realizzazione di un tronco di strada carrettiera da Finale verso Calice e Rialto; lo studio fu redatto dal Geom. Luigi Viglieri con parcella ammontante a Lire 1.013, 80.
Non è stato possibile stabilire quando il Dott. Cesio iniziò a dimorare in Altare. La sua presenza è provata nell’ottobre 1855 quando rilasciò procura alla moglie per il disbrigo di alcune pratiche. Nei mesi di settembre-ottobre 1855 un’epidemia di colera colpì gravemente Altare: in tale periodo egli svolse un’opera instancabile curando i malati con l’animo del vero filantropo ed aiutando i più bisognosi anche con mezzi propri, senza ricevere alcuna ricompensa.
In Altare Giuseppe Cesio avrebbe soggiornato per diversi anni presso la famiglia di Rinaldo Bormioli, come ricorda il figlio dello stesso, Leone, in una lettera scritta al Sig. Brondi. È accertato che il Cesio conoscesse bene e da tempo Rinaldo Bormioli, infatti questi risulta padrino al battesimo della figlia terzogenita (ottobre 1850).
Altare consentì al Dott. Cesio di dare attuazione al suo sogno più ambizioso, per il quale aveva tanto combattuto e sofferto.
È rimasta memorabile la sera del 24 dicembre 1856 quando, verso le ore 24, in Altare, in casa di Vincenzo Bordoni, davanti al notaio Stanislao Massari, si riunirono numerosi operai-artisti del vetro. Si legge nell’atto notarile: “…spontaneamente , e nel miglior modo possibile, hanno convenuto, come di pien accordo convengono, di stabilire, di erigere…fra di loro una Società in partecipazione avente per l’oggetto la fabbricazione di vetri e cristalli…”. Nasceva la più antica cooperativa italiana di produzione. Lo Statuto, studiato e scritto dal Cesio, rimase per lungo tempo immutato.
Le precarie condizioni di salute riportarono il Dott. Cesio a Calice, dove si spense a soli 48 anni, il 27 settembre 1865, alle ore 8 del mattino. Sino all’ultimo respiro lo accompagnò costantemente il pensiero dell’Associazione.
Il Museo del vetro di Altare conserva l’ultimo suo scritto, vergato il 24 settembre, cioè pochissimi giorni prima della scomparsa. Indirizza a Vincenzo Saroldi le sue ultime parole: “Raccomandi sempre ai Soci di stare concordi e forti … Dio li aiuterà”.
Calice Ligure, orgogliosa e riconoscente, gli intitolò la piazza più grande del paese; la locale Pubblica Assistenza Croce Bianca, promotori Attilio Scanavino e il Dott. Alberto Casati, porta il suo nome.